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La complessità è oggi una dimensione costante delle organizzazioni, che va navigata, esplorata e sperimentata, con la funzione di adattare le strategie presenti e soprattutto intravedere con ragionevole certezza quelle future. Saper guidare la complessità e non farsi guidare dalla complessità significa creare nuovo valore - interno ed esterno - e un’azienda dispone di un grande vantaggio competitivo quando impara a gestire questa dimensione con consapevolezza e fermezza. Ciò è soprattutto possibile se si hanno competenze adeguate che consentono di far emergere i talenti di ciascuno, generando ecosistemi fatti di diversità ad alto valore aggiunto.
In un mercato che cambia, ma soprattutto in un mondo in costante evoluzione, soggetto a repentine modifiche e talvolta ad imprevisti ingovernabili, è necessario disporre di strutture robuste, pensate non per quello che accade oggi ma per tutto ciò che potrebbe riservare il domani, un orizzonte del quale non si hanno mai informazioni sufficienti per farsi trovare pronti.
Abbiamo imparato un vivere nuovo, abbiamo appreso – più o meno rapidamente – ad utilizzare strumenti e tecnologie che apparentemente ci aiutano a muoverci con maggiore sicurezza in un ambiente dove le dimensioni spazio e tempo si sono completamente modificate e pur senza essere ancora certi se siano stati i computer a generare una nuova forma di intelligenza, o più probabilmente, sia stato un nuovo tipo di intelligenza ad aver generato i computer, quel che è certo è che oggi nessuno di noi vive più senza.
Ci stiamo però forse avvicinando ad un punto di rottura rispetto a questo e non è del tutto certo che l’invasione e la pervasione che la varietà infinita degli strumenti a nostra disposizione sia la condizione sufficiente ai bisogni, umani ed organizzativi, ai quali tutto ciò nonostante non possiamo sottrarci.
Ed è qui, nel pieno della trasformazione digitale, in quel pezzo di storia della nostra epoca di cui si parlerà molto, che ha trasformato le vite ma ha rivoluzionate l’economia, ha cambiato le case ma ha sovvertito le fabbriche, ha cambiato le scuole e ha trasformato le accademie, ha imposto con fermezza nuovi modi di stare insieme, di stare lontani, di collaborare e di lavorare, è proprio ora che è necessario chiedersi qual è il modo per farsi trovare pronti e per essere, di nuovo, protagonisti e non spettatori.
Si chiama Digital Transformation quello che abbiamo appena raccontato e si chiama Digital Mindset quello di cui deve disporre l’essere umano per affrontare in modo positivo la corsa all’innovazione. È un tipo di mentalità ed è fondamentale in tutti gli aspetti della vita, ma soprattutto nelle Imprese che vogliono agire con determinazione e consapevolezza nella fluidità del cambiamento e dunque della complessità.
La vera ricchezza è creare le condizioni ambientali perché coloro che determinano la vita e la sopravvivenza delle organizzazioni, coloro che non sono più i “blue collar” o “white collar” ma sono tutti Knowledge worker, trovino uno spazio e un tempo nel quale muoversi con sicurezza e rapidità fuori dalla comfort-zone, alla ricerca di tutto quello che di nuovo serve sapere e serve saper fare per essere valore e virtù delle imprese di domani.