Lavoro
Webinar gratuito: Come rimanere competitivi nell'era dell'Intelligenza Artificiale
La digitalizzazione delle imprese attraverso le misure del PNRR
Le novità per la formazione di Cigs, Naspi e GOL con la nuova Manovra 2022
Il trucco per il successo? Ce lo svela Robert Jhonson, il coach degli imprenditori vincenti
Gender gap in Italia: la lunga strada verso la parità di genere
Lo scorso 22 maggio il Parlamento europeo ha approvato — con una larga maggioranza — la proposta di semplificazione del Carbon Border Adjustment Mechanism (CBAM), contenuta nel primo pacchetto "Omnibus" della Commissione europea. A distanza di pochi giorni, anche il Consiglio UE ha dato il proprio via libera, confermando l’impostazione generale. Un segnale positivo, certo, ma che lascia ancora aperte numerose questioni di fondo.
La proposta — ora oggetto di negoziati interistituzionali — introduce modifiche di natura tecnico-procedurale, pensate per alleggerire alcuni obblighi durante la fase transitoria del CBAM, attualmente in vigore fino al 2026.
I principali cambiamenti includono:
Soglia di esenzione fino a 50 tonnellate annue per importatore, che esclude dagli obblighi CBAM molte PMI e operatori occasionali, mantenendo comunque la copertura del 99% delle emissioni incorporate;
Maggiore flessibilità per chi resta soggetto al meccanismo: deleghe nella rendicontazione, semplificazioni nella verifica dei dati, revisione al ribasso degli obblighi di custodia dei certificati.
Tutti gli attori istituzionali hanno sottolineato che questa semplificazione non compromette gli obiettivi ambientali del meccanismo, ma ne migliora l’applicabilità concreta.
Dal punto di vista delle imprese, la risposta è chiara: no, non basta.
Le modifiche approvate sono un passo utile, ma parziale. Il pacchetto si concentra su aspetti procedurali, senza toccare i nodi strutturali più urgenti. In particolare:
non si interviene sul tema dell’export europeo, che continua a essere penalizzato da un meccanismo unilaterale;
non si amplia la copertura del CBAM ai prodotti trasformati o alle fasi a valle;
non si considera l’inclusione delle emissioni indirette, cruciale per i settori energivori;
non si introduce alcuna forma di compensazione per la competitività delle imprese europee sui mercati globali.
Il vero banco di prova sarà la revisione generale del CBAM, prevista per il terzo trimestre del 2025, con una proposta legislativa attesa all’inizio del 2026.
In quella sede sarà cruciale affrontare in modo organico:
l’estensione del meccanismo lungo la catena del valore;
l’integrazione di un sistema di crediti o compensazioni all’export;
il riconoscimento del carbon pricing estero;
una armonizzazione delle regole di verifica tra UE e Paesi terzi.
Confindustria ha accolto con favore lo sforzo di semplificazione, in linea con le raccomandazioni del Rapporto Draghi e le recenti indicazioni del Consiglio europeo sulla competitività. Tuttavia, sottolinea come il tema centrale sia costruire un CBAM che non penalizzi la manifattura europea, in particolare nei settori ad alta intensità energetica e nei territori a forte vocazione industriale come il Veneto.
Il CBAM è una sfida complessa, che richiede competenze tecniche, capacità di analisi normativa e una visione sistemica. Fòrema supporta le imprese venete con:
percorsi formativi specialistici in ambito sostenibilità, carbon footprint e supply chain compliance;
affiancamento consulenziale nella rendicontazione e nella preparazione agli obblighi CBAM;
lettura strategica delle evoluzioni europee per trasformare i vincoli in opportunità.
Vuoi prepararti al cambiamento o saperne di più? Contatta Maria Angiulli, referente Fòrema per i temi europei e ambientali scrivici a cbam@forema.it