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Era l’epoca dei fondi sociali europei. L’epoca della formazione definita dalle istituzioni, che gli imprenditori dovevano “solamente lavorare e lavorare” e non avevano certo il tempo di pensare a come educare i propri dipendenti a procedure più efficaci. Siamo negli anni Duemila e alla presidenza di Fòrema c’era Giovanni Griggio, che dovette affrontare una delle prime e importanti crisi del sistema formativo confindustriale: il passaggio al mondo del privato dopo anni di puro sostentamento pubblico.
Griggio era, al tempo, imprenditore nel settore del legname: produceva macchine per la lavorazione del legno. Un’azienda che proseguiva la propria attività da un’ottantina d’anni, poi chiusa nel 2018 per scelte imprenditoriali precise. Oggi Griggio è consulente nell’ambito della managerialità e ricorda quegli anni come una sorta di era pionieristica.
“In particolare, non posso dimenticare il periodo del 2007 quando, a causa di un ritardo nel rifinanziamento dei fondi sociali europei, che erano stati congelati per circa un anno e mezzo tra un triennio e l’altro, ci trovammo con un brutto buco in bilancio”, spiega. “Al tempo Fòrema fatturava attorno ai sette milioni di euro, avevamo una sessantina di dipendenti e dovevamo pagare loro lo stipendio. La rivoluzione fu entrare, tra i primi a livello nazionale, nel settore privato. Assumemmo dei commerciali, spiegavamo alle aziende che la formazione era fondamentale per la crescita”.
A livello istituzionale, ecco la nascita di Fondimpresa. “Ogni azienda aveva le sue specifiche esigenze, noi trovavamo il consulente perfetto per ogni bisogno imprenditoriale. Non più i classici corsi generalisti, ma formazione sartoriale, creata sulle esigenze delle aziende. Sono stato orgoglioso di quel periodo, nel quale a livello interno decidemmo di spezzettare le qualifiche e gli impegni di ognuno per proiettarci nel mercato”.
Sempre in quel periodo, era il 2002, una delle iniziative più interessanti fu la nascita del “Fòrema Point”, il primo “shop” delle competenze aperto nella centralissima Riviera Ponti Romani, a due passi dall’Università di Padova. Destinato a diventare un luogo “cult” per chiunque inseguiva il primo impiego o volesse migliorare professionalità e carriera, Fòrema Point sugli “scaffali” proponeva competenze: corsi del Fondo sociale europeo, stage, master, orientamento, formazione personalizzata per le aziende, banche dati. Le chiavi giuste per entrare nel mondo del lavoro o per salire i gradini della professione. Formazione “take away”, insomma.
Nel corso della presentazione del progetto si trassero anche alcune conclusioni dell’ultima decade di formazione. Erano stati 2.250 i giovani disoccupati che dal ’96 ad allora avevano partecipato ai corsi del Fòrema, 1.885 le aziende che avevano ospitato stage. Il successo dei corsi era elevato: il 60% dei giovani otteneva il primo contratto dopo il tirocinio, il 90% entro sei mesi. In sette anni il numero è cresciuto del 130%, passando da 348 corsisti nel biennio 1995-’96 a 780 nel 2001-2002. Trend che negli anni successivi vennero confermati e per alcuni aspetti migliorati.
“Formazione e lavoro procedono in parallelo”, spiega Giovanni Griggio. “Le imprese hanno bisogno di risorse ma le richiedono preparate e specializzate. Lo dimostra il numero di giovani diplomati e laureati che chiedeva di partecipare ai corsi che proponevamo, ma anche la disponibilità degli imprenditori ad accoglierli in azienda: sono state centinaia le imprese padovane coinvolte negli stage”.
Interessante anche analizzare al tempo quali fossero le figure più richieste. Profili tradizionali (esperto in gestione qualità, amministrazione e controllo di gestione, logistica integrata), nuove figure richieste dal mercato (operatori per la delocalizzazione nei paesi dell’est, emblema di un’era definitivamente conclusa con quella recente del reshoring), responsabili human resourcing per le agenzie interinali, ma soprattutto informatica e new economy, esperti cad per l’industria e l’edilizia, web master, web services, tecnico di rete, esperto in ambiente internet ed intranet.
Conclude Griggio: “Quando ho lasciato Fòrema avevamo raggiunto i nove milioni di fatturato: i soldi pubblici continuavano ad arrivare, abbiamo sommato quelli dei privati. Diciamo che il ciclo era avviato, negli anni a seguire fu seguita questa strada”.