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Davide Morsiani, dal digital mindset in Xylem alla crescita come driver in Palladio

Palladio Holding Spa (PFH) è un fondo che entra nelle aziende con l’obiettivo di farle crescere. Oggi Davide Morsiani è operating partner di PFH, di fatto opera all’interno delle società che vengono acquisite ed il suo compito è quello di contribuire alla creazione delle condizioni necessarie al raggiungimento degli obiettivi di crescita aziendale prefissati, con focus specifico sull’area industriale.

È arrivato a questo ruolo dopo anni di lavoro: più recentemente, ha aperto la strada del gruppo Xylem verso il mondo della digitalizzazione dei processi industriali e dell’industria 4.0, è stato responsabile di definire la strategia, gli investimenti in tecnologie e competenze operando in tutti i plant produttivi del mondo, che sono circa una cinquantina. È giunto a soli quarant’anni a questo ruolo globale, dopo essere stato AD del sito italiano, terzo per dimensione nel gruppo americano. Precedentemente ha ricoperto ruoli di “direzione operations” in ambito HVAC e nel mondo dei forgiati per applicazione aerospaziale. 

Nel corso della sua carriera ha avuto più occasioni di collaborazione con Fòrema, con cui ha sviluppato diversi progetti di digital mindset . 

È poco dopo la pandemia che Morsiani inizia la prima collaborazione con PFH. Tale collaborazione progressivamente si stabilizza sotto la forma di consulenza continuativa ad hoc focalizzata agli aspetti di natura industriale ed operations, sia su aziende parte del portafoglio di PFH sia su aziende potenzialmente oggetto di investimento. Nell’estate del 2022 entra ufficialmente in PFH e inizia la nuova avventura nel mondo del private equity. 

PFH è una realtà che ha un suo peso specifico notevole in Italia settentrionale, è nata nel 1980 da Roberto Meneguzzo, oggi a capo di una holding che annovera un capitale di oltre 400 milioni di euro. Fondata a Vicenza, ha operato con successo nel modo dei leasing automobilistici fino alla vendita a Mediobanca nel 1987, per poi dedicarsi all’attività di private equity che consiste nell’investire capitali e risorse in società non quotate in Borsa per portarle a un determinato obiettivo di business (per esempio, appunto, la quotazione). La società di investimento, in questo caso Palladio, immette liquidità ed esperienza manageriale nell’azienda target e la traghetta verso la crescita.

In contesti lavorativi di questo genere è fondamentale saper gestire le persone e orientare gli obiettivi unendo set di competenze diverse. Morsiani si pone nel mezzo, tra Palladio Holding e l’azienda partecipata. “Credo che per tutte le aziende valga una sola regola”, dice. “Io mi pongo sempre come primo obiettivo la crescita. Il contenimento dei costi può esserci, ma va fatto solo in certe circostanze, quando si rallenta per riorganizzarsi meglio e tornare a crescere”. 

Uno dei temi fondamentali che deve gestire è quello di saper coordinare le inclinazioni e le competenze di team diversi. “Ho una naturale vocazione a considerare le persone al centro di tutto”, dice. “Nel relazionarmi sui temi operativi con loro, cerco di trasmettere gli obiettivi ma non voglio essere al centro. Ci sono aziende che hanno già le competenze al loro interno, altre che le chiedono all’esterno. Il mio obiettivo è comprendere le esigenze ed aiutare a soddisfarle, facendo in modo che il progetto sia “autoportante”, il mio successo è vedere l’azienda progredire con crescente consapevolezza ed autonomia. Faccio mia la frase di Sergio Marchionne: ogni mattina dobbiamo chiederci come è cambiata l’organizzazione grazie al lavoro che abbiamo svolto il giorno prima”. 

I fondi di equity seguono driver diversi per selezionare i propri investimenti: PFH ricerca eccellenze di prodotto o processo, piccoli leader in mercati di nicchia o aziende dinamiche che possano diventare piattaforma di aggregazione. Il lavoro poi consiste nello sviluppare quei valori fondanti che possono accelerare la crescita e consolidare il potenziale. “Devo dire che lavorare in settori con forte impatto sulla sostenibilità ambientale è gratificante, operare in ambiti nei quali ci si rende conto di valorizzare l’ecosistema dove viviamo è davvero una benzina motivazionale potente”, spiega. “A volte servono anche questo tipo di motivazioni per vivere in un mondo dove l’asset della velocità è fondamentale, ormai è una vera e propria intellectual property del lavoratore. Muovermi in piccoli settori d’eccellenza, in nicchie di mercato super competitive me l’ha fatto capire ancor meglio: le multinazionali hanno tanti processi burocratici, le piccole aziende a volte sanno essere più veloci e competitive grazie alla velocità. Uno stile corretto per affrontare le sfide, perché di sfide sono fatte le giornate di queste brillanti realtà e, per vincerle, serve perseveranza e convinzione. Come recita il motto della città di Parigi – che spesso ho ricordato ai miei compagni di viaggio – dico: fluctuat nec mergitur, È sbattuta dalle onde ma non affonda”.