Formazione
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Le tre fasi della vita, la formazione continua e il sogno di un nuovo modello scolastico: ecco il nostro learning ecosystem per valorizzare il capitale umano.
La formazione, almeno nel “sentore collettivo” degli imprenditori, avviene dunque nelle aziende, il capitale umano si forma in fase produttiva. Ma è tempo che sia la scuola a portare in azienda persone già preparate. Una delle sfide principali e più incerte è rappresentata dalle risposte inadeguate offerte dai sistemi educativi attuali. Troppo spesso, tali sistemi sono concepiti come catene di montaggio limitate ai primi diciotto/venti anni di vita, con l'obiettivo di fornire informazioni piuttosto che vera formazione.
Manca spesso un collegamento diretto con la realtà sociale, il mondo del lavoro e le professioni. Ma questo non è il caso per molte altre istituzioni nel mondo. Ad esempio, in Germania, le Fachhochschulen sono strettamente connesse al mondo del lavoro. Al contrario, in Italia, gli ITS (Istituti Tecnici Superiori) hanno difficoltà a svilupparsi. A seguire, è essenziale che le università contribuiscano in modo efficace all'apprendimento collettivo continuo, affiancando i propri programmi con corsi finalizzati al re-skilling e all'aggiornamento delle competenze in stretta collaborazione con imprese, istituzioni e il mondo del lavoro.
In sintesi, nel corso della lunga storia dello sviluppo industriale, abbiamo assistito a una suddivisione chiara e netta della vita umana in tre fasi distinte: prima l'educazione iniziale, poi il lavoro attivo e infine la pensione. Questa divisione dei cicli di vita non era così marcata nelle attività preindustriali, agricole e artigianali, dove l'apprendimento e il lavoro erano strettamente integrati e continuavano per tutta la vita, spesso fino alla fine della stessa vita.
Oggi, a causa delle trasformazioni innescate dalla tecnologia e dai profondi cambiamenti socio-organizzativi e demografici, stiamo assistendo a una ridefinizione di questi cicli di vita. Da un lato, c'è l'esigenza di apprendimento continuo di conoscenze e competenze per tutta la vita lavorativa. Dall'altro, stiamo vedendo la nascita di nuovi modelli di lavoro e attività in costante evoluzione, con forme flessibili sia di lavoro dipendente che di lavoro autonomo.
È innegabile che ciò richieda profondi cambiamenti non solo nei contratti di lavoro e nella protezione del lavoro, ma anche nella riorganizzazione dei modelli organizzativi e nella ridefinizione delle strutture di welfare pubblico e privato per affrontare possibili periodi di disoccupazione, sottoccupazione o situazioni di disabilità e disagio. Le sfide non mancano, siamo pronti ad affrontarle.
Matteo Sinigaglia