Lavoro
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I mesi del lock down hanno imposto l’adozione di forme di lavoro da remoto anche alle Pubbliche Amministrazioni, ora prossime a divenire la modalità ordinaria di svolgimento delle prestazioni lavorative. Il dispositivo della Legge 124/2015, che già prevedeva lo smart working, ha rappresentato la base normativa per la Circolare 1/2020 e la Direttiva 2/2020, attraverso cui il Ministero della Funzione Pubblica ha spinto oltre 4.200 dipendenti pubblici a sperimentare una vera rivoluzione culturale, prima ancora che tecnologica o organizzativa. Secondo la survey “Strategie individuali e organizzative di risposta all'emergenza” realizzata tra aprile e maggio 2020 da Fpa (società del gruppo Digital360), lo smart working è stato introdotto nel 98,8% delle PA analizzate, coinvolgendo la quasi totalità del personale (92,3%) e per più del 73% del tempo lavorato settimanale.
Analogamente a quanto emerso nel settore privato, la tecnologia ha rappresentato un vincolo solo per il 21% delle casistiche, mentre le maggiori criticità sono imputate alla gestione delle relazioni con i colleghi (36%), la sensazione di isolamento (28%) e la conciliazione con i tempi privati (22%). Il tutto a fronte di un diffuso apprezzamento della sperimentazione (il 94% vorrebbe continuare, ma solo con una quota di ore in modalità smart) e di significativi vantaggi percepiti nella performance generale e individuale.
Fare tesoro delle esperienze maturate durante il lock down e trasformarle in nuovi modelli lavorativi, capaci di aumentare le prestazioni verso i cittadini e le imprese, migliorando allo stesso tempo il livello di responsabilità, fiducia e competenza del personale, chiede ora di agire su:
• Attività, processi di lavoro e modelli organizzativi a supporto, accelerando sulla semplificazione e la dematerializzazione di atti e documenti, anche per favorire la transizione digitale della PA;
• Competenze informatiche, da diffondere a tutti i livelli per facilitare l’utilizzo di software e piattaforme di interscambio e comunicazione destinate ad affiancare le scrivanie e i PC connessi alle reti;
• Competenze relazionali e capacità di gestione da remoto, perché lavorare a distanza richiede skills e abilità diverse e aggiuntive rispetto a quelle cui siamo abituati per essere efficaci;
• Dotazioni strumentali e materiali adeguate, hardware e software, che in molti casi si sono rivelate insufficienti a supportare lo smart working.
In questo quadro, la Regione Veneto e il Fondo Sociale Europeo, vogliono accompagnare il processo di rinnovamento e trasformazione della PA, attraverso il bando “SMART WORK NELLA PA - DGR 819/2020”. Scopri come l’esperienza sviluppata da Fòrema nelle organizzazioni complesse dei settori industriali, unito alla profonda conoscenza della Pubblica Amministrazione maturata dal CISR – Centro Interdipartimentale di Studi regionali “Giorgio Lago” dell’Università di Padova e da Sherpa - Smart Hub of Expertise for Research and Programming Actions, spin-off dell'Università di Padova, possono facilitare la progettazione e l’implementazione del lavoro agile nella tua amministrazione.