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Transizione 4.0 e Bonus Formazione: la necessità di rifinanziare la misura per le imprese che puntano all’ innovazione

Il rifinanziamento del Piano Transizione 4.0 è assolutamente necessario per mantenere competitivo il sistema produttivo italiano e continuare nel percorso di digitalizzazione avvenuto con successo in questi anni come dimostrato dai numeri.

 

Il Governo sta lavorando ad un piano di revisione degli incentivi a sostegno delle imprese, che presenterà all’inizio del 2023, e che riguarda proprio il Piano Transizione 4.0, ma risulta necessaria un’azione sulle risorse del PNRR in Europa per mantenere inalterate le aliquote al 2022.
Il dialogo con la Commissione è necessario in quanto in fase di definizione delle regole di finanziamento dei PNRR degli Stati membri, era stato messo in chiaro che le risorse inutilizzate sarebbero andate perse.

 

Di positivo resta il fatto che indipendentemente dal risultato dell’interlocuzione con la Commissione, il Governo presenterà già ad inizio anno un disegno legge di riforma degli incentivi a sostegno delle imprese, tra cui anche lo stesso Piano 4.0, che verrà rivisto in ottica di affinamento degli strumenti.

 

Una revisione che, partirà dall’esperienza delle imprese e dai dati relativi al tiraggio di ciascun strumento del Piano. Se così fosse, si renderebbe più concreta la speranza di riveder rifinanziato il credito d’imposta in Formazione 4.0.
Lo strumento, ricordiamo, era stato per tanti anni tra gli incentivi del Piano Transizione 4.0 meno utilizzati dalle imprese a causa di un rapporto costi-benefici non ottimale.

 

Nonostante inizialmente le aziende non avessero mostrato particolare interesse verso la misura negli ultimi 2 esercizi si è verificata un’inversione di tendenza da parte delle imprese, complice forse anche la pandemia: il target delle imprese da raggiungere con lo strumento era stato infatti superato, con ben oltre 10.000 imprese che nel 2020 hanno scelto di usufruire di questo strumento. Un cambio di rotta che alimenta le speranze su un intervento del Governo per prorogare l’incentivo anche al 2023.

 

Se davvero la politica industriale del nostro Paese vuole facilitare la nascita di campioni europei a livello industriale, capaci di realizzare filiere competitive a livello globale. Dobbiamo sviluppare politiche di investimento che ci consentano di creare un clima favorevole agli investimenti innovativi sul territorio per rendere il sistema Paese attrattore anche di competenze dal resto del mondo.